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Un’inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza di Velletri ha fatto luce su un sistema di corruzione legato alle aste giudiziarie nella provincia di Roma. Tre professionisti, tra cui curatori fallimentari e delegati alla vendita, sono finiti agli arresti domiciliari con accuse gravi: corruzione e turbativa d’asta.
Il caso è emerso grazie a un’operazione delle Fiamme Gialle, che hanno smascherato una vera e propria truffa messa in piedi da chi avrebbe dovuto invece garantire trasparenza e legalità. Gli indagati, approfittando del loro ruolo di pubblici ufficiali, manipolavano il normale svolgimento delle aste immobiliari per favorire compratori compiacenti.
Uno degli episodi più eclatanti riguarda la vendita all’asta di un immobile del valore di 700.000 euro, aggiudicato a soli 27.000 euro. Il presunto affare, però, aveva un prezzo occulto: il vincitore dell’asta, un cittadino di origine indiana, avrebbe versato “in nero” una tangente da 40.000 euro al professionista incaricato.
Il meccanismo utilizzato per truccare le aste era tanto semplice quanto efficace: si simulava che l’asta fosse andata deserta più volte, così da poter abbassare progressivamente il prezzo dell’immobile. In realtà, le aste non venivano mai pubblicizzate né realmente svolte. A curare tutto c’era chi, all’interno del sistema, falsificava i documenti e pilotava l’assegnazione verso acquirenti già decisi in partenza.
Alla fine, il bene veniva venduto a un prezzo ridicolo e solo a quel punto il “vincitore” pagava una mazzetta, come compenso per il favore ricevuto e per aver aggirato i controlli previsti dalla legge.
L’attività investigativa della Guardia di Finanza ha portato alla perquisizione di abitazioni e uffici riconducibili agli indagati. Durante i controlli sono stati trovati contanti per circa 30.000 euro e strumenti per il conteggio delle banconote, chiari indizi del giro illecito di denaro.
La Procura della Repubblica di Velletri, che ha coordinato l’indagine, ha disposto le misure cautelari nei confronti dei tre soggetti coinvolti, che al momento si trovano agli arresti domiciliari. Le indagini sono ancora in corso e, come previsto dalla legge, fino a sentenza definitiva vale il principio di presunzione d’innocenza.
Articolo a cura di Francesca Giovannini
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